#69: da Van Gogh a Freddie Mercury

Chi ama il cinema, alzi la mano!

Quando da bambina i miei genitori mi portavano al cinema, ancora si fumava dentro. Le sale avevano uno strano odore di tessuto impolverato e tabacco stantio, che mi faceva girare la testa, inebriandomi. Le poltroncine erano enormi, ricordo persino i miei piedi dondolare sospesi tra sedile e pavimento cosparso di cenere. Quando il teatro era pieno, ci si poteva accomodare persino sulle scale. Forse le norme di sicurezza non erano così ferree come lo sono oggi, nonostante le bobine fossero altamente infiammabili e, in caso d’incendio, si sarebbe andati incontro ad un arrosto collettivo.

Non si andava al cinema tanto di frequente, ma quando lo si faceva, era una gran festa.

Questa grande passione non è andata affievolendosi col tempo: ho tentato di sfuggire alle fauci del velociraptor assieme ai protagonisti di Jurassic Park, amato Jack e mi sono fidata di lui, assaporando il vento dell’oceano spirato tra i capelli, pianto assieme a Samvise Gamgee dopo aver dichiarato una cieca fedeltà e amicizia a Padron Frodo, scorso le stringhe col giratempo di Ermione, calciato gli emissari di Serse al grido di “QUESTA È SPARTAH!” . Per tagliare corto, ho vissuto milioni di vite, imparato tante lezioni, arricchito le mie conoscenze, viaggiato stando seduta sul sedile di uno shuttle diretto verso la magia del Grande Schermo.

Negli ultimi tempi ho dedicato nuovamente dello spazio a questo grande amore, andando a vedere, in ordine, Van Gogh- sulle soglie dell’eternità, Bohemian Rhapsody ed infine Voglio mangiare il tuo pancreas.

Chi, come me, ha studiato al liceo conosce per filo e per segno la vita del nostro psicopatico Vincent (per i fedelissimi, Vinssss) e sebbene la critica abbia valutato negativamente il film nel suo complesso, a me tutti questi scossoni, queste inquadrature mosse e caracollanti non sono dispiaciute affatto. In fondo non sappiamo come gli occhi di una persona affetta da un grave scompenso psicologico vedano il mondo, perché non osare?

Bohemian Rhapsody è invece una piccola perla, un MUST. L’interpretazione magistrale di Rami Malek rende attendibile la trasposizione su pellicola dell’identità e del vissuto disordinato del caro Freddie, segnata non solo dallo sfrenato successo, dalla lussuria e dalla malattia, ma da una solitudine interiore che è propria degli incompresi. La parte musicale è curata e pulita, costellata di anedotti divertenti, piccole chicche che un profano non conosce, ma che ricorderà a vita. A quanto ho appreso, è persino uscita una versione “karaoke“… Chissà quanti spettatori avranno cantato per tutto il tempo (e anche dopo) “Love of my Life“!

Ma passiamo di gran premura all’ultimo che ho visto, ovvero Voglio mangiare il tuo pancreas; un anime, per ben dire, struggente, drammatico, ma nel contempo divertente e immensamente toccante. Parla della relazione affettiva tra due ragazzi appena diciassettenni: la protagonista condannata così giovane ad una malattia terribile, un cancro al pancreas, prende in simpatia un suo coetaneo piuttosto introverso e lo esorta a portare in superficie dei sentimenti umani e caldi, per molti di noi del tutto naturali, attraverso un sentiero lastricato di gesti, risate, chiacchiere leggere e nel contempo profonde. Da questa stessa intimità nasce una trama molto ben articolata, che delinea i caratteri e le attitudini dei due adolescenti, diametralmente opposti tra loro, ma simili in quanto esseri viventi, fatti di sangue ed emozioni, e pronti a legarsi, nonostante le avversità contingenti.

Che dire, ci sono poche cose che allietano le giornate di un individuo, il cinema è una di queste!

Un bacio, biscottini di zenzero 🖤

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