I’ve no idea where to start, but…
Sono tornata da cinque mesi nella Terra delle banane e se inizialmente il tepore del Sole, la vicinanza coi parenti ed il legame con gli amici sembrasse rinfrancare il mio animo avvilito, ora mi sembra di vivere in una sorta di Terra di Mezzo, dove tutti sono ipertesi verso se stessi, che sebbene non ti vedano dall’alba dei tempi l’unica cosa che sanno dirti è “sei ingrassata, sei invecchiata“, inframezzando tali giudizi – che ogni donna ama follemente ricevere – da incisi egoriferiti, autoreferenziali e egoistici “io ho fatto, io ho detto, io ho mangiato, io ho visto, io ho viaggiato“. Come on guys, gimme a break!
Devo dirlo, me ne sono andata dall’Italia sbattendo la porta: non vedevo l’ora di liberarmi di quel * lavoro, di quella * famiglia, di quelle * persone, di quel * paese, di quel * di tutto (sostituire l’asterisco con imprecazioni randomiche e succulente).
L’Atlantide dei poveri era per me una “palla del male”, così come lo erano i suoi abitanti di mentalità pressapoco ravvicinata a quella dell’australopithecus afarensis, che di opponibile aveva solo il pollice.
Tre anni all’estero sono praticamente sublimati.
Ho fatto poche foto, letto pochi libri, visto poche città, scritto poche parole.
Ma con la stessa fretta di quando ho preso l’aereo per arrivarci, lì nella terra degli Yankees, sono infine andata via.
Ho lasciato il New England con la sensazione di avere lo stomaco vuoto: non ero sazia a sufficienza delle meraviglie del Nuovo Mondo.
Life comes full circle, direbbe la mia saggia amica T.
Scappi da una cosa e questa ti insegue. No. Matter. What.
Sull’aereo di ritorno ho viaggiato a fianco a Nerdy, che ora fa parte della mia vita in modo alternativo, e la PPB in fase adolescenziale, quindi incazzata abbestia per la dannata scelta presa dall’avventata madre (cioè io), che di Nero, in quel dato momento, non aveva soltanto il nomignolo.
Ho deciso di andare via? Ni.
Diciamo che il destino si è frapposto tra me ed i documenti che mi avrebbero permesso di stare definitivamente lontana dall’Italia e, perché no, “godermi” tutto il mandato del biondone on charge… Eeerh… Ma sopratutto di quelli che gli succederanno (se lui non farà un colpo di stato prima, s’intende, autoproclamandosi Imperatore d’Occidente, come nelle migliori trame d’epoca Romana).
Durante questo tempo ho preso molti aerei, nella speranza di dimenticare le brutture e acquisire nuovi pezzi da inserire nel puzzle che è la mia imprevedibile vita.
Ho tentato di toccare nuove anime, di riempire ogni mia cellula della bellezza emanata da altri esseri senzienti, ma, at the end of the day, sono qui da sola a fissare lo schermo, cercando di dare un significato a quanto sto vivendo, chiedendomi perché talvolta i ricordi brucino come sigarette spente sulla pelle nuda, aspettando risposte che non arriveranno, almeno non ora.
Life comes full circle, direi alla me stessa di quattro anni fa, che pensava di sfuggire a se stessa solo cambiando continente.
Bagno con la lingua l’indice e volto pagina, per l’ennesima volta, dando inizio ad un nuovo capitolo.
(… eh no, mi inzacchero solo metaforicamente le dita di saliva. I miei libri sono INTONSI… Hanno solo delle simpatiche orecchiette da gatto, un aspetto vissuto!)