#66: Karma

È da un po’ che mi sento un pesce fuor d’acqua. Un salmone, per essere precisi. Salto controcorrente – op, op, op.

È da un po’ che i pensieri sono diventati criceti sulla ruota. Corri, corri e sei sempre allo stesso punto.

È da un po’ che cerco di capire i cambiamenti delle persone che mi circondano. Ma lo spirito di A. Crowley non ha ancora fatto una capatina da queste parti, nonostante abbia intravisto un’ombra dal caschetto biondino aggirarsi attorno al palazzo – ma sono quasi certa non si trattasse di Azzurrina, che per inciso era pure albina.

È da un bel po’ che elaboro un complicato Piano B al giorno, poi non dormo, e la notte, a ragion veduta, non porta molti consigli. Il giardino di papaveri di Morfeo non asperge l’aria di sonnifero, quindi non ricevo molte dritte.

In sei mesi la mia autostima è paragonabile al simpatico volo del Boeing 777, schiantatosi ad cazzum in Ucraina.

In un anno sono riuscita a collezionare una serie di sventure che statisticamente dovrebbero dilazionarsi nel triplo del tempo che è occorso a me, ma va be’, l’Atlante fisico della norma mi è sconosciuto…

Infine, per darmi una bella stoccata decisiva, ho ben deciso di dedicare tutti i miei sensi a situazioni ambigue e ambivalenti.

Per chi sa contare, due più due fa sempre quattro. E nella fiala magica ho buttato una serie di dettagli quanto meno “particolari“, per poi giungere alla conclusione che nulla accade per caso. Nemmeno le reazioni chimiche umane.

Il caso, in effetti, non esiste. Non è un caso che ci si assenti per ore, non è un caso che in più occasioni le parole vengano contraddette dai fatti, non è un caso che da cento si passi a zero o che ci sia uno strano senso di palco che ti pesa sulla testa, come se avessi bevuto troppo Jägermeister.

A volte modifichiamo il nostro percorso per dar modo a principi più alti di divenire atti reali, ma se avessimo preso un abbaglio? Che io già sono orba, pensa te col flash puntato contro che minchia vedo. Niente. Solo istinto. E pure sbagliato.

Ma la mia tendenza è quella di giustificare e in fondo credere agli esseri umani, nutrire la speranza che non vogliano intenzionalmente approfittarsi della bontà altrui. Dell’ingenuità. Della buona fede.

Lo ammetto, non sono avvolta da una sacrale aura di santità, non mi hanno di fatto dedicato un chiostro presso il Santuario di Nostra Signora di Bonaria.

Nel 2018 ho bruciato tanta gente e creato dolore a qualcuno, qualcuno che non lo meritava affatto. Ho sottoscritto e strappato quel contratto impalpabile che avevo per il “nostro” futuro. E ne ho creato, di mia mano, un numero doppio, cadendo nel mio stesso tranello.

Quando tocca agli altri, però, fa soffrire di meno che quando lo provi per bene sulla tua pelle.

Ora è il mio turno, perché Iva nazionale gira la ruota. Ed ecco che la freccetta si ferma sul 10. Quindi, per tutta risposta, Ivona ti caccia la bottiglia di Jägermeister tra le mani, toh, figlia, almeno bevici su.
Così funziona il karma. Tutto torna, whether is good or bad.

“La gente è merda”, disse il saggio Gargamella.

È proprio così, probabilmente.

Sta di fatto che per un po’ vorrei solo smettere di rimbalzare dentro questo disordine globale, cessare di vedere i mutamenti intorno a me, trovarmi e abbracciarmi e amarmi come merito, coccole e grattini dietro le orecchie pelosette.

Sono fatta di carne e amore da insufflare nei polmoni aggratis.

Come pochi o forse come chiunque.

E comunque, un giorno col mio mantello da SuperOSS aiuterò le persone a ritrovare il sorriso. Più amore di così… 🖤

(Con tazza di caffè doppio annessa)

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