Partiamo dal presupposto che tutti siamo destinati a lasciare questo mondo crudele.
Un dato di fatto, appurato, così è e così ci tocca.
La morte ci ossessiona talmente tanto che qualcuno ha sentito la necessità di aprire pagine come questa, di creare classifiche e premi ironici (tipo il premio Darwin) chiaramente consegnati a gggenteintelligente, capace di autoeliminarsi da questo allegro circo o compromettere la possibilità di riprodursi in modo irreversibile e davvero inconcepibile, ma fattibile, eh!
Confesso che qualche volta mi capita di farmi quattro o cinque risate, leggendo qua e là di come gli esponenti del genere umano ci tengano a confermare la teoria di Einstein sull’idiozia, ma secondo il mio modestissimo ed inutilissimo parere esiste un limite chiamato “decenza”, sconosciuto ai più.
Di recente in Italia ci sono stati vari lutti nel mondo dello spettacolo.
Ecco come vengono annunciate le morti nella mia homepage di FB:
1.”Ehy, adesso non rompete i cogl****i con questo st*** di ****, perché non era un c*** di nessuno.”
[con foto annessa del defunto, logicamente, giusto per non creare inutili equivoci!]
2. “Non ve lo siete cag**** in vita, adesso è un santo. Ma andate affan**** voi e pure lui”
3. “Ciao ****, insegna agli angeli a suonare/cantare/ballare/fare l’attore. ANZI, fatti insegnare qualcosa visto che quando eri vivo non valevi proprio niente.”
E via di “like“, come se piovesse! Tutti felici, tutti talmente soddisfatti da darsi delle pacche sulle spalle e fare finta che l’autodeterminazione di sé inizi e finisca con i “mi piace” ricevuti o, peggio, con i commenti degli amici-opinionisti, il cui spessore è talmente piatto che rasenta il sottosuolo.
Tutti loro, infatti, conoscono perfettamente la vita del neo-trapassato, dalle passioni ai dolori, poichè hanno partecipato e/o contribuito alla formazione di un percorso, facendo proprie le vittorie guadagnate con fatica, i traguardi raggiunti o anche le cocenti sconfitte. Hanno tenuto la mano di uno di quei parenti in lacrime, sostenendolo nel tragico momento del distacco finale…
Cazzo, ma se parlassero così di VOSTRA MAMMA? o di vostro padre, nonna, sorella, fratello, amico del cuore e del culo?
Questa ipocrisia schifosa mi crea davvero un disagio sconfinato e penso alla pochezza di quanti, di fronte alla tastiera del loro computerino, il cui uso si limita alla pubblicazione di cattiverie gratuite che non servono DAVVERO a nessuno, si sentono dei super-eroi, quelli che non-devono-chiedere-mai, quelli che “ma io dico solo quello che penso“, “ma io dico quello che tutti pensano e che non dicono perché sono ipocriti“.
AH, ma davvero?! E non vi prendete ALMENO un minuto per pensare a come non urtare il prossimo? Ma no, voi siete quelli troppo toghi, quelli che “la verità prima di tutto”, ma IO prima ancora della verità e soprattutto davanti a tutti quanti voi messi insieme.
I capofila delle teste lucide, insomma.
Poi sono gli stessi idioti che quando muore il loro idolo dell’underground si sprecano in piagnistei patetici, erigendo altari fatti di fuffa e aria fritta e stilando un epitaffio degno di Leopardi. Però voialtri, a cui non arriva la profondità del mito alternativo che è stato un pilastro degli anni X, perché era uno sperimentatore estremo, un grande, un vero intellettuale, uno per cui vale la pena di spendere due o tre parole DOPO che è morto, VOI (ripeto!) non avete diritto di ideare una dedica, di esprimere un pensiero positivo nei confronti di uno (chiunque esso sia) che per voi ha contato qualcosa perché magari ha accompagnato momenti della vostra vita, componendone la colonna sonora, per esempio, perché finireste subito con l’essere bersagli sensibili dei capofila che vi bombarderebbero (sui propri profili privati) di insulti indiretti (e se voi chiedeste “Ma era per me?”, vi sentireste rispondere “MA QUANDO MAI! MA SCHERZI?!“. No, non sto scherzando, idiota.).
Ecco, tutto questo ha a che fare col rispetto.
Una parola che vuol dire tutto e tutto il suo contrario. Tutti VOGLIONO rispetto, pretendono di spalare montagne di schifezze addosso a chiunque, in nome del “rispetto” (ovvero, tu devi rispettarmi, io però posso fare quello che mi pare con te, coi tuoi sentimenti, con la tua inutile e miserrima vita).
Ma cos’è questo “rispetto“?
Forse è rispettoso tacere, qualche volta, e piantarla di comportarsi da veri duri dal cuore di titanio.