#49: Dammi tre parole: cibo, amore, aspetto fisico.

Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con 3 cose:
A. Cibo
B. Amore
C. Il mio corpo
in ordine totalmente casuale.

A. Cibo:
Piacere immediato.
Soddisfazione istantanea della voglia di dolce, salato, agrodolce, piccante.
Voglio provare tutto quello che posso, senza privarmi della goduria lussuriosa del mangiare.
In contrapposizione, odio masticare, una rottura INFINITA.
Le pietanze che metto in tavola sono legate ad odori, sapori e sensazioni, ai ricordi della mia infanzia e dell’adolescenza, benché nel passaggio tra le due età abbia sviluppato una serie di disordini alimentari che mi hanno accompagnata come Fido sino all’attuale senilità.
Quando mangio, tutto svanisce. Dolore, paura, felicità, tristezza, amore. Tutto viene cancellato con prestezza dalla beatitudine indotta durante l’atto del far scivolare in gola le pillole del divino. Nutrienti, venite a me!

B. Amore:
Scenario: identificazione dell’amore con coppia infelice, possibilmente impalcata di corna, con deviazioni morbose (liti, fughe, lotte libere corpo a corpo, drammi perpetui, silenzi, palizzate, vassalli, valvassori, valvassini e, perché no, dai, servi della gleba)
Risoluzione 1 (adolescenza inoltrata; 16-20+):
– Anni di nihil, annientamento, dolore, morire, dormire e nulla più.
– Romanticismo sgorgante combinato ad un completo appoggiarsi all’altro.
– Crocerossa italiana. Ti salverò io!
– Lacrime e amarezza.
– Bisogno di approvazione da parte del partner.
– Idea di metà.
– Confusione sessuale. Ma se mi piace una donna allora sono lesbica? Disperazione sociale parte II.
Risoluzione 2 (giovane adulta; 20+-30):
– Sfiducia verso il genere umano.
– Appoggio-stampella ancora ben presente.
– Riscoperta della stabilità, con risalita faticosa in stile arrampicata libera, senza funi, solo pietra e polpastrelli sudati a 2000 metri d’altezza, col vuoto che ti fa l’occhiolino sornione.
– Amore =/= Dolore.
– Che figo, anche io so ridere, chiccazzo l’avrebbe mai detto?
– Se fossi bisessuale non sarebbe un problema. Fine della disperazione sociale.
Risoluzione 3 (adulta attempata, con sogni ormai appesi al chiodo):
Let it be
Ciò che deve accadere, accade. (Quindi passando dal pop dei Beatles, ai CSI, con sfumature preoccupanti di Osho – per gli amici Shosho, che in sardo significa, erh, vagina)
Incasellamento delle varie componenti dello scambio amoroso – con inclinazione a vite separate, case divise e letti PURE.
– Nessun senso di competizione con altre figure femminili. Amo le donne, perché sono bellissime!
– Senso di integrità.

C. il mio corpo:
Ho passato gli anni della giovinezza a lagnarmi di fronte allo specchio. Quanto sono brutta, grassa, schifo, puh.
Millenni di diete buttate al cesso. Magra, grassa, atletica, grassa, magra, tisica, grassa. Pendolo di Focault spostati, che le mie oscillazioni sono così veloci che sarebbero in grado di spostare l’inclinazione dell’asse terrestre, NOW.

Nell’ultimo anno ho ricevuto una serie di messaggi contrastanti inerenti il mio aspetto fisico:
– Sei bella così
– Sei in carne, ma stai bene così
– Secondo me devi scendere di peso
– Effettivamente sei ingrassata un sacco
– La 44? Ma davvero? Vesti una taglia così tanto grande?
– Bel viso, ma grossa.
– Non si salva nemmeno il viso
– Ma mangi troppo? Cosa? A che ora? E bevi? E fumi? E dici parolacce?

Esiste un modo indolore per accettare l’immagine riflessa nello specchio?

Qui ci vuole la fata Madrina.
La aspetto mentre mi rammendo il cencio di fronte ad una fumante tazza di caffé.
Senza zucchero.
(Ma altrettanto peccaminoso)