Il mio esame è stato un mix di risate e flagellazioni.
La parte dolce si è espressa con una valutazione in centesimi, la parte amara in una ramanzina pertinente al mio grado di valerli quei due zeri successivi all’uno.
Sta di fatto che non è male beccarsi un 100%, complice la Signora Donatella, donna plastica di una certa tempra, nonché onnipresente e silenziosa paziente lungodegente, che vive nel cuore pulsante dell’Istituto di Formazione (ovvero l’aula sanitaria dove si tengono gli esami).
Ebbene sì. Finalmente, dopo un anno tremendo posso sventolare per aria il mio attestato di qualifica e chiudere per sempre questo ennesimo capitolo formativo della mia vita. Ce l’ho fatta!
Ma mettiamo questa cosa on the side…
Sembrerà totalmente assurdo, eppure proprio oggi, giornata nazionale delle discussioni inutili, ho ricevuto una missiva vergata di pugno da un’amica che non sentivo da quando Carlo Magno salì al trono il venticinque Dicembre del lontano 800 d.C., che chiedeva –proprio a me, dico– consigli sulla sua strana relazione amorosa.
Io, che sono la regina dei disastri di cuore (nel senso che non ne azzecco una nemmeno sotto tortura), ho ben deciso di rispondere a lei e a chi come lei sta camminando sul tappeto di carboni ardenti, con le scarpe di carta e un bel mantello lungo sino ai piedi, imbibito di benzina.
Quindi…
Carissima,
Quando perdi la testa per qualcuno, la lucidità va a farsi fottere, altrimenti tale iperbole dovrebbe essere modificata in “ho ritrovato il mio equilibrio mentale“… E invece, NO!
L’amore dovrebbe darti il senso di ebbrezza, la crepitante sensazione di non essere mai abbastanza sazia dell’altro, l’alito (speriamo profumato) di vita che alimenta vicendevolmente la fiamma del sentimento, lo scambio senza richiesta. Dare e ricevere, continuo, nelle grandi e piccole cose: insegnamenti, divertimento, serate senza ore e minuti, fatte di cibo, film, giochi, coperte, lenzuola e parole sussurrate a fior di labbra; notti di culla, a volte di veglia, altre di attesa. Sei dentro quella bolla di sapone protettiva dove entri in compagnia di chi ami e che solo chi è amato sa perfettamente riconoscere, curare e apprezzare. È il calore umano che si traduce in azioni, perché le parole, lo sai, sono solo consonanti e vocali che si accostano, spesso manchevoli di connotazione emotiva.
Sai, ci stanno bene anche le lacrime, i problemi, le salite; però se ami, lotti.
È così che funziona se vuoi ottenere qualcosa.
Ma se dici che il 90% del tempo lo trascorri a piangere, sentirti inappagata, metterti dubbi, rovinarti le giornate per una parola detta male, un gesto mancato, un’assenza, allora forse dovresti rimetterti in discussione: i rapporti non devono durare per sempre, né essere la caricatura di se stessi.
In ordine dici che:
A) Il 90% del tempo lo passa al telefono e quando per sbaglio glielo tocchi (il telefono, curiosona!) si innervosisce;
B) Sembra che voglia in qualche modo nascondere a qualcuno che il vostro legame esiste;
C) Si mette in contatto con te per necessità e non per piacere;
D) Non ti racconta mai nulla di sé, ma se tu lo fai sembra disinteressarsi dopo un minuto e mezzo di discussione;
allora credimi…
Cambia registro.
Ascoltati.
Ascolta quel fastidio che ti solletica le budella, stile tortura cinese, e tiralo fuori.
Poi, altra cosa importantissima: dici di non sentirti valorizzata da lui. Ti svelo che il valore intrinseco ed estrinseco di te stessa può esprimerlo una SOLA PERSONA. E quella sei tu.
Di donne nel mondo ce ne sono tante, tutte particolari, meravigliose a modo loro; vivono leggere, di frivolezze e di mondi di carta; hanno fidanzati, amanti, sono sposate, oppure solitarie. Tu non hai niente in meno di loro: sei bellissima, intelligente, battagliera, solare e non importa che l’età abbia modificato il tuo corpo o il tuo viso, solo uno stupido si fermerebbe al mero apparire.
E, dammi retta, a sbilanciare una certa bellezza del genere umano, esiste il peso letale della presenza di esseri stupidi, superficiali, che l’empatia non sanno manco dove dimori. E se li lasci agire, sono in grado di usare le tue debolezze per farne una loro forza, tenerti legata a loro con ricatti morali, dissestare le tue certezze e fare finta di nulla.
Carissima, la tua serenità inizia e finisce con te. Non hai bisogno di una comparsa per sentirti meno sola.
Ti auguro di ritrovare te stessa e lasciare l’effimero volo di una farfalla al suo destino. Lui troverà il suo fiore e tu sarai in grado di sbocciare, ancora una volta, più radiosa di prima.